Lettera aperta al Sindaco di Acri
di Maurizio Feraudo – Consigliere comunale di opposizione di Acri
Signor Sindaco,
In soli due anni Lei ha avuto la capacità di indurre buona parte di quel 25% di aventi diritto al voto che Le aveva dato fiducia a pentirsi di quella scelta, ben presto rivelatasi politicamente sciagurata e amministrativamente disastrosa per le sorti della nostra città.
A dirlo non sono solo i numeri delle elezioni, politiche ed europee, che in questi due anni si sono svolte o gli impietosi giudizi di coloro che, eletti nelle Sue liste, si sono dichiarati Suoi avversari politici, ma, soprattutto, il sentimento di delusione e di rabbia che traspare dalle parole di chi, a dispetto dei Suoi slogan elettorali e dei proclami rassicuranti ormai costanti in ogni Sua “uscita”, si ritrova, ogni giorno, a fare i conti con un territorio agonizzante e senza prospettive, in ogni settore.
Anche i nostri defunti non sarebbero clementi e generosi nei Suoi confronti, e non potrebbe essere altrimenti. Perché la Sua è un’amministrazione senza lungimiranza né programmazione a medio e/o lungo termine, che naviga letteralmente a vista.
Una città, la nostra, ormai depauperata e sempre più isolata, dove la condizione delle strade riflette l’identità del governo locale e dove il degrado e l’incuria stanno prendendo il sopravvento sulla crescita e le prospettive di sviluppo.
Una città dove la Giunta, che non ha saputo cogliere le opportunità di rilancio che pure ci sono state e che sta manifestando tutta la sua inadeguatezza nell’affrontare le sfide ed a fronteggiare le emergenze che le si presentano, non trova di meglio da fare che sprecare energie e risorse per “colpire” le “voci” che biasimano la Sua fallimentare azione amministrativa.
È, purtroppo, nel Suo DNA signor Sindaco, convinto com’è che sia sufficiente stravolgere le regole della rappresentanza popolare per recuperare credibilità politica e che basti una querela per fermare l’onda, sempre più alta, del dissenso che si sta abbattendo sulla Sua persona.
Lo ha già fatto (invano!) con me che, con le spalle sufficientemente larghe, avevo osato “dire” pubblicamente la mia. E continua a farlo con chi ha della “democrazia” e dei diritti costituzionalmente garantiti una concezione diammetralmente antitetica alla Sua.
Un modo di intendere la politica e di gestire le istituzioni, il Suo, che comprendo ma che non giustifico.
Lo comprendo perché l’aspro dissenso espresso, soprattutto sui social, dai Suoi oppositori, le cui fila si stanno ingrossando sempre più, complice il modo “dispotico” con cui svolge il Suo ruolo istituzionale, offusca, compromettendola politicamente, la Sua immagine in un momento in cui tutti i Suoi sforzi sono proiettati, piuttosto che ad onorare gli impegni programmatici assunti al cospetto di coloro che hanno inteso designarLa Sindaco di Acri, a conquistare un seggio a Palazzo Campanella.
Ambizione legittima, per carità, ma che La espone a speculazioni da parte di chi ritiene che gli sforzi nell’azione amministrativa vadano rivolti esclusivamente alla salvaguardia degli interessi generali e collettivi della comunità e non costituiscano, invece, il viatico per ampliare la platea di improbabili sostenitori, così da eventualmente accaparrarsi l’ambita poltrona sovracomunale.
È innegabile il conflitto di interessi in cui si verrebbe a trovare ove dovesse concretizzarsi questa Sua legittima aspirazione, perché tutti gli interventi che interesseranno il nostro territorio, da sempre e ancora oggi terra di conquista elettorale anche dell’ormai claudicante Presidente della Regione, verranno visti come strumento per riconquistare quel consenso ormai disperso.
Dico questo perché tutto ciò che accadrà da oggi in avanti – dalle nuove assunzioni alla bitumazione delle strade, passando dalla inaugurazione, con un ritardo di 13 anni, della galleria con l’apertura (finalmente!) del primo lotto della 660, dalla ripresa dei lavori della Sibari-Sila e dai nuovi impegni con le frazioni, ecc. – sarà avvolto dal sospetto che a muovere la “macchina” comunale siano gli interessi elettorali piuttosto che l’amore per la propria terra.
Da qui l’appello a prendere atto, anche nell’interesse delle generazioni future, del fallimento della Sua esperienza politico-amministrativa e, ove dovesse essere realmente candidato alle imminenti elezioni regionali, a non esporre il Comune alle inevitabili speculazioni che ne seguirebbero.
So perfettamente che la risposta a queste mie considerazioni politiche non si farà attendere e sarà infarcita, nella più benevola delle ipotesi, degli ormai soliti deprecabili insulti a cui Lei o qualche Suo servile difensore d’ufficio – che non perde occasione per stare zitta – mi avete ormai abituato, magari accompagnata dall’ennesima (inconsistente) querela.
Ma, avendo le spalle sufficientemente larghe, non mi lascerò intimorire. Perché le cose che Le ho appena scritto sono espressione del mandato ricevuto dagli elettori.