Acri-Accudisce i cani randagi, la minacciano con atti di violenza
Ha sperato che si trattasse di una ragazzata, ma quei discoli evidentemente non hanno ben compreso la gravità della situazione.
Lei è una signora che da tempo combatte una battaglia tutta sua contro il maltrattamento dei cani; anche quando, a causa delle dimensioni ipertrofiche del randagismo, questo poteva risultare pericoloso.
E.V. non si è mai preoccupata dei giudizi superficiali di chi le inveiva contro solo perché garantiva un ricovero temporaneo e una ciotola di cibo ai cani che si presentavano alla sua porta.
Lei risiede a poche centinaia di metri dall’ospedale cittadino, in pieno centro, e ha allestito, in uno spazio adiacente alla sua casa, un piccolo recinto in cui accogliere i cani in cerca di cibo e di cure.
Questo tuttavia, da qualche mese, non va più giù a una banda di ragazzini del quartiere che non hanno ben presente il limite tra uno scherzo e la violenza ai danni di una persona.
Hanno iniziato dicendole che quei cani non erano ben visti nella zona, hanno poi continuato con argomenti “più persuasivi”.
E.V. li ha letti prima sulla fiancata dell’auto, poi nelle gomme squarciate della sua auto. Un primo campanello d’allarme che ha raccontato informalmente alle forze dell’ordine.
Sperava che finisse lì, ma nelle ultime settimane, quantunque quella cuccia fosse vuota da tempo, i bulli di quartiere sono ritornati pericolosamente alla carica.
Più volte hanno fatto deflagrare petardi in quel ricovero da cui passa un tubo del gas. Quasi sempre un boato che ha determinato più di qualche apprensione, anche nel vicinato.
Tutto quello che c’era è andato distrutto, i vetri della finestra sovrastante andati in frantumi e sostituiti, così come gli specchietti retrovisori dell’auto.
Per E.V. da ieri la misura è colma e si è recata alla locale stazione dei Carabinieri per denunciare una situazione non più sostenibile, perché evidentemente persecutoria, che mette a repentaglio la sua stessa incolumità. Sostiene di sapere i nomi di chi si accanisce contro di lei e di aver denunciato l’accaduto ai loro genitori. Non è bastato, e questo è ancora più inquietante.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 07-12-2016 Piero Cirino