Continuano gli attestati di solidarietà e di stima nei confronti del questore di Macerata, Antonio Pignataro, dopo le scritte ingiuriose e di minaccia comparse sui muri della città marchigiana e in altri centri vicini, all’indomani della chiusura di due cosiddetti grow shop. Si tratta di centri che, attraverso una interpretazione evidentemente forzata della legge, vendono la marijuana ad uso ricreativo. Tutto nasce da una circolare dello scorso 22 maggio, a firma del viceministro per le Politiche Agricole e Forestali, Andrea Olivero, che ha portato all’apertura di centinaia di esercizi che in tutta la penisola commerciano la cosiddetta cannabis light.
Pignataro è stato il primo a muoversi in Italia, forte anche delle osservazioni del Consiglio Superiore di Sanità, secondo cui la cannabis è cannabis a tutti gli effetti, a prescindere dalla percentuale di principio attivo.
Nei giorni scorsi, tra i tanti che hanno voluto manifestare vicinanza a Pignataro, qualcuno ha affermato che “sono medaglie al valore quelle scritte comparse di recente a Macerata e in altre città della provincia contro il questore Antonio Pignataro”.
Da cinque mesi nelle Marche, i numeri dell’attività di Antonio Pignataro, di origini acresi, parlano chiaro: 130 arresti, 1100 denunce a piede libero, di cui circa 400 per reati legati allo spaccio di droga. In più, lotta serrata all’accattonaggio e controlli mirati e continui nelle zone più sensibili del territorio di competenza.
Di tutto rispetto il suo curriculum, che parla di un uomo che ha sempre vissuto in prima linea, dalla cattura dei fratelli Sinagra a Palermo, al Nucleo Speciale Antisequestro in Calabria, alla direzione centrale della Polizia criminale “Servizio Controllo del Territorio”, dove ha coordinato le ricerche nei sequestri di Silvia Melis, Giuseppe Soffiantini e Alessandra Sgarella, alle operazioni antispaccio contro il Clan Casamonica.
Pignataro il prossimo 20 agosto, ad Acri, nel corso della settima edizione di Cineincontriamoci, dedicata alla Calabria d’autore, riceverà un premio alla carriera.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 28-07-2018 Piero Cirino