Erano presenti Maurizio Simone, responsabile provinciale dell’Anglat (Associazione Nazionale Guida Legislazione Andicappati Trasporti); Valentino Coschignano, responsabile dell’associazione “Raggio di sole” e le signore Maria Vozza e Rosaura Ferraro, in rappresentanza del coordinamento dei genitori.
Il Centro di Riabilitazione di Acri fa parte dell’Unità Operativa di Riabilitazione e Neuropsichiatria Infantile, agisce su una fascia di territorio che va oltre i confini comunali di Acri, raggiungendo i trentamila abitanti, e attualmente è frequentato da oltre cento pazienti.
Ieri era presente anche Pasquale Benvenuto, assessore comunale ai Servizi Sociali, che ha garantito il massimo sostegno da parte dell’amministrazione comunale per rivendicazioni che ha definito sacrosante.
Innanzitutto la denuncia: manca personale, al punto da mettere seriamente in pericolo la regolarità delle terapie. Oggi nel centro sono presenti cinque figure professionali e ne occorrerebbero almeno il doppio. Questa è sola la punta di un iceberg alla cui base vi è una serie di cronici problemi che aspettano soluzioni da tempo immemorabile.
Genitori, “Raggio di sole” e Anglat hanno messo nero su bianco le cose che non vanno: “prolungata assenza nella struttura della responsabile; inefficace erogazione dei servizi a causa di una cronica carenza di personale; improvvise assenze, seppur giustificate, del personale, che senza preavviso lascia gli utenti senza terapia, anche per lunghi periodi; inefficiente organizzazione strutturale e coordinamento delle risorse; mancanza di specifici strumenti diagnostici necessari alla formulazione delle diagnosi; insufficiente collaborazione con la scuola nel programmare congiuntamente le attività terapeutiche educative; e mancata continuità terapeutica anche dopo la maggiore età”. Queste invece le richieste: “Tavolo tecnico permanente tra gli attori principali (Asp, associazioni, famiglie, Comune e scuole; una costante presenza della Responsabile nella struttura; personale adeguato alla tipologia di bisogno; un maggior coinvolgimento della famiglia e dell’utente nella redazione del Piano Terapeutico Individuale e del Progetto di Vita, nella verifica degli obiettivi e nella valutazione dei risultati; la dotazione della strumentazione tecnico-operativa necessaria al personale medico per la formulazione della diagnosi; la presa incarico in forma globale della famiglia dandogli, quando necessario, una adeguata assistenza sociale e un efficace sostegno psicologico; maggiore collaborazione con la scuola nel programmare le attività terapeutiche educative al fine di verificarne gli apprendimenti e valutare le autonomie personali e sociali raggiunte; continuità terapeutica anche dopo la maggiore età; ampliamento del servizio di riabilitazione anche alle persone adulte”.
Piero Cirino
Da “Il Quotidiano della Calabria” del 10-05-2014.