A partire da ieri, il consiglio comunale ha venti giorni per dichiarare ufficialmente lo stato di dissesto finanziario. Se non lo farà, verrà sciolto per ordine del Prefetto.
C’era incertezza sui tempi, ma che il dissesto sarebbe arrivato era praticamente certo. Lo stesso sindaco Nicola Tenuta, prima dell’ultimo consiglio comunale, aveva convocato una conferenza stampa per spiegare i motivi per i quali i conti del Comune non sono in ordine.
A nulla è valso approvare, a fine novembre, un bilancio di previsione di lacrime, sudore e sangue, con tariffe alle stelle, per cercare di convincere della reale volontà di risanamento la Corte dei Conti. Dissesto significa aliquote dei tributi al massimo e soppressione di quei servizi che non sono ritenuti necessari. Tra questi, preoccupa, e non poco, la quasi certa soppressione degli uffici del Giudice di Pace, della cui gestione si era fatto carico il Comune.
Sulle cause del dissesto, negli ultimi mesi si sono accese roventi polemiche politiche, fin da quando, il sindaco Nicola Tenuta, appena insediatosi, parlò di una imponente massa debitoria, quantificata in venti milioni di euro.
Il primo cittadino ha, a più riprese, puntato il dito contro l’amministrazione comunale precedente, guidata da Gino Trematerra prima e da Luigi Maiorano poi.
L’Udc ha sempre contestato questa lettura, così come le cifre. Per Maiorano e per l’ex assessore comunale al Bilancio Anna Vigliaturo i debiti dell’ente non superano i dodici milioni di euro e vi sarebbero stati i margini per intervenire ed evitare il dissesto.
Di diverso parere Nicola Tenuta, per il quale questa situazione si sarebbe potuta evitare se per tempo l’amministrazione comunale precedente avesse richiesto di accedere al riequilibrio finanziario pluriennale, il cosiddetto predissesto, con la possibilità di spalmare su dieci anni i debiti.
In tutto questo si sono inserite le comunicazioni della Corte dei Conti. In particolare, la procedura sembrava essere già stata avviata dallo scorso mese di maggio.
Le successive controdeduzioni ai rilievi che l’organo di controllo muoveva al Comune, trasmesse nel mese di settembre, non l’hanno convinta. Così come inefficaci sono state ritenute quelle di novembre. Il consiglio comunale voterà entro venti giorni lo stato di dissesto, ma occorrerà capire come si comporteranno le opposizioni. Se ci si deve basare sulle dinamiche che hanno caratterizzato il confronto in queste ultime settimane, appare certo che il loro voto nelle assise sarà contrario.
Piero Cirino
Da “Il Quotidiano della Calabria” del 10-12-2013.