C’è una pagina di storia che ancora aspetta di essere scritta sul Risorgimento Meridionale durante la conquista dell’Unità d’Italia. Ed è la partecipazione delle comunità albanesi, residenti soprattutto in Calabria, ai moti di Indipendenza dal potere Borbonico per l’emancipazione dei diritti alla terra e al lavoro di tutti i cittadini. Una pagina di sangue e libertà confinata in una cultura d’elite, non abbastanza diffusa dal pensiero dominante e omologante su un Meridione colonizzato e poi italianizzato dall’Italia del Nord.
Se ne parlerà il prossimo 18 marzo a Villa Marchianò di San Demetrio Corone dalle ore 18 in poi insieme agli studiosi Giuseppe Abbruzzo e Antonio Buttiglione. Un convegno su “Domenico Mauro e Vincenzo Padula, i Viaggiatori del Risorgimento Italiano”. Due personalità diverse. Il primo, patriota, giornalista e poi deputato, è stato uno dei capi delle rivoluzioni d’Indipendenza nel Meridione d’Italia. Ma anche raffinato letterato. Aveva un debole, tra gli altri, per Dante, Mazzini e Victor Ugo. Che ha descritto con la sua vita la parabola di un Meridione alla ricerca di quella libertà e legalità che ancora attendono di venire soddisfatte. Il secondo, prete e scrittore, antropologo eccezionale di una Calabria ricca di cultura e povera di giustizia, che ha pagato personalmente l’esilio dalla letteratura che contava. Due pilastri della cultura calabrese che, nonostante le differenze, la storia ha unito. Fu Domenico Mauro a contattare Padula per collaborare al giornale da lui fondato: “Il Viaggiatore” con l’obiettivo di risvegliare la popolazione calabrese alla Primavera risorgimentale. E fu il punto di non ritorno di un’amicizia sincera, rafforzata dagli stessi ideali e sacrificata sull’altare della storia.
Una giornata all’insegna della condivisione di culture e di popoli. Ad organizzare l’evento il “Centro Studi Risorgimentali Domenico Mauro”, che ha sede a San Demetrio e l’associazione “Stato delle persone” di Acri che ha prodotto il film documentario sulla figura di Vincenzo Padula “La penna di Bruzio” (che sarà proiettato durante il convegno alla presenza degli autori: Giulia Zanfino, Mattia Scaramuzzo ed Emilio Grimaldi). Mentre, la moderatrice dell’evento è una discendente dello stesso Mauro, Chiara.
Per l’occasione sarà allestita una postazione informativa sull’ “Occhio blu”, un’associazione culturale che si prefigge di promuovere la diffusione in Italia della millenaria cultura albanese e di una finalmente corretta immagine del popolo skipetaro. E anche il contrario, l’Albania all’Italia. Ha sede sia a Tirana che a Roma. Prende il nome dalla sorgente e dal lago sottostante, situati alle pendici occidentali del monte Mali i Gjerë in Albania, dai colori meravigliosi che richiamano l’iride dell’occhio umano. Una serata imperdibile di condivisione all’ombra della storia dei nostri padri.
Nel corso dell’evento sarà dato spazio anche alla solidarietà. Si potranno acquistare delle uova pasquali che daranno una mano ai volontari dell’ “Opera Don Bonifacio – Azione verde” un’organizzazione che opera nello Stato di Imo a Sud della Nigeria in Africa. E che ha fatto sua la massima del fondatore don Duru: “I veri amici sono quelli che lasciano le loro impronte nella nostra vita e non quelli che vediamo soltanto passare.”
Di impronte nella storia d’Italia e calabrese, e anche albanese, i nostri Mauro e Padula ne hanno lasciate tante. Basta solo rispolverarle ed apprezzarle “per mettere amore alle nostre cose e per meglio valutare la nostra casa”, come ebbe a scrivere Umile Padula nel 1894 sulle opere del fratello Vincenzo, morto l’anno prima.