di Maurizio Feraudo (Consigliere Comunale )
E’, quello dei comunicati stampa che si susseguono per veicolare nell’opinione pubblica il distorto messaggio di un’amministrazione efficiente, il tentativo, estremo e vano, di recuperare una credibilità politica ormai affossata dalla incapacità dello stesso governo locale di dare risposte ai tanti problemi che rimangono irrisolti.
Le tifoserie organizzate, anche quelle che a inizio campionato occupavano gli spalti di stadi differenti e contrapposti a quello nel quale oggi sventolano, senza pudore, le bandiere dell’opportunismo e della compiacenza politica, fanno a gara nel riconoscersi meriti che non gli appartengono.
E’ evidente il riferimento ai “traditori” senza scrupolo del popolo sovrano che, complice un sindaco che con inquietante disinvoltura e in spregio ai basilari princìpi dettati dalla “Legge 81”, ha inteso, dolosamente, stravolgere le regole elementari della democrazia rappresentativa piegando, di volta in volta, i poteri connessi al suo ruolo istituzionale al proprio tornaconto politico-elettorale. E questi “traditori” senza scrupolo, dopo avere raccolto il consenso elettorale in rappresentanza della sinistra contrapposta al candidato Sindaco Capalbo e dopo esserne stati in Consiglio, nei primi anni di consiliatura, suoi acerrimi oppositori, oggi, esultando per avere assolto, con il risanamento del bilancio comunale, ad un obbligo di legge, ci raccontano una città che non c’è.
E fanno bene ad esultare, perché se dopo i cinque esercizi (2017-2021) non si fosse raggiunto l’equilibrio di bilancio, i fatti – lo prevede il Testo Unico Enti Locali – sarebbero stati segnalati all’Autorità giudiziaria per l’accertamento delle ipotesi di reato, con invio degli atti alla Corte dei Conti per l’accertamento delle relative responsabilità.
L’Amministrazione, dunque, altro non ha fatto che attenersi, nel percorso di risanamento delle casse comunali, alle rigorose prescrizioni imposte dalla legge, che ne stabilisce i tempi (cinque anni), pena le richiamate responsabilità personali.
Il risanamento – è bene ricordarlo – è stato fatto sulla sola pelle dei cittadini, sempre più tartassati, che con la “cura” Capalbo sono stati vessati dall’aumento smisurato di tributi e tariffe, portati alle stelle, con soppressione di taluni importanti servizi a domanda individuale.
C’è poco da esultare, insomma. Perché i disagi, palpabili, rimango tutti, dalla sanità alla viabilità, dal centro storico sempre più abbandonato a se stesso alle saracinesche di tante attività commerciali che continuano ad abbassarsi. La realtà è, dunque, assai diversa da quella che ci viene raccontata pro domo sua da chi aveva ricevuto dai suoi elettori il mandato di “lavorare” per una alternativa alla maggioranza consiliare uscita dalle urne.
E così il familistico coacervo che oggi governa la città continua ad autoincensarsi, nel mentre i cittadini rimangono costretti, e lo saranno ancora per molto, a fare i conti con tributi e tariffe da salasso e dove i creditori dell’Ente ancora, dal 31 dicembre 2016, aspettano di essere pagati nella misura stabilita dalla Giunta con la delibera n. 111/2018 (50% dei rispettivi crediti).
Al processo di depauperamento del territorio e del tessuto socio-economico, sotto gli occhi di tutti, non giovano inaugurazioni farlocche e prospettive di apertura di nuove infrastrutture che puntualmente tornano di attualità alla vigilia di ogni campagna elettorale. Come pure non servono, alla dialettica democratica, gli insulti e le offese nei confronti di chi, con esemplare coerenza e a differenza dei “traditori” senza scrupolo, svolge con la passione di sempre il ruolo assegnatogli dall’elettorato.
Alla comunità, piuttosto, sarebbe utile far capire quali sono, se ve ne sono, le iniziative intraprese per incuneare il nostro territorio nei progetti di sviluppo legati all’enorme flusso di risorse finanziarie previste dal “recovery plan”. Temo che Acri sia “non pervenuto”.
Da non “sfigato” continuerò a fare la mia parte, sempre dalla stessa parte. Da quella dei cittadini e del territorio. Consapevole dei rischi insiti nell’esprimere valutazioni che intaccano la presunzione e l’arroganza di chi continua a fare dell’autocelebrazione il proprio stile di vita politica.
Maurizio Feraudo