Percepire il legame dei giovani con il loro territorio. Decifrare ciò che custodiscono in fondo al cuore, le speranze, il disorientamento, le paure, i sogni. Picitti Stories, il progetto di teatro e comunità dell’associazione ConimieiOcchi che da tre anni si tiene ad Acri, cofinanziato dalla Regione Calabria, guarda al “Tempo Futuro” attraverso gli occhi delle giovani generazioni. E lo fa mettendo al centro del processo creativo gli studenti. Quelli del Liceo Classico e Scientifico “V. Julia” già a dicembre hanno aperto i loro pc per partecipare ai laboratori online, messi in campo da Maria Grazia Bisurgi e Francesco Votano. Ma il progetto arriverà anche tra i banchi virtuali dell’ITGCT, nelle scuole medie e in quelle elementari. Così l’associazione sfida la pandemia con un corso di formazione nelle arti e nello spettacolo, nell’audiovisivo e nel montaggio. “Già l’anno scorso, lavorando sul “tempo presente”, avevamo notato che i ragazzi ne avevano una bella consapevolezza, ma non trovavano voce per esprimere il loro pensiero sulla comunità“, spiega Maria Grazia Bisurgi, presidente dell’associazione e coautrice del progetto.
“L’obiettivo”, conclude ” è quello di disegnare una mappa di comunità attraverso il loro sguardo.Probabilmente tanti di loro emigreranno, perché il processo di spopolamento del territorio continuerà. Tuttavia, ci sembrava interessante aprire la ricerca delle consapevolezze sulla loro condizione nel territorio, sul loro senso di comunità e sulla loro capacità di visione e di azione per il futuro, partendo da sogni e desideri”. Insieme agli ideatori, a tenere i laboratori saranno l’attrice Laura Marchianò, la facilitatrice dei processi creativi Audrey Chesseboeuf, Alessandro Rizzo, musicista e compositore, il videomaker Nicola Barbuto e la videomaker esperta in storytelling Gio Guggiari. La parola d’ordine, come in tutte le edizioni, sarà la creazione condivisa con la comunità, per lasciare una traccia indelebile della lunga ricerca condotta dall’associazione sulle aree interne e come ripopolarle. E se scommettere sul proprio territorio d’origine è stato per lungo tempo un sogno accantonato, oggi il progetto di restare si prende la sua rivincita. La partenza, che spesso per i giovani è fuga dalla precarietà, diventa una parola chiave su cui riflettere, insieme alla paura, all’incertezza, al desiderio di ricominciare a vivere nei propri paesi, in un momento in cui spesso si trasformano in deserti. Qui, come scrive l’antropologo Vito Teti, “restare presuppone capacità di guardare dentro e lontano, desiderio e bisogno di creare legami nuovi in una terra da vivere come una grande città, senza le anguste divisioni del passato: una città come sognavano Gioacchino e Campanella, che deve riconoscere, rendere vero e abitabile il proprio interno per dialogare con il mondo e aprirsi a esso”. I corsi dedicati ai ragazzi privilegeranno le attività ludiche ed educative riconducibili all’empowerment giovanile, allo scambio interculturale, alla non-discriminazione, all’inclusione.
L’obiettivo è quello di realizzare il progetto finale insieme agli studenti, attingendo alle pratiche di comunicazione non violenta tratte dal Linguaggio Giraffa di Marshalll Rosemberg e agli studi di Liz Lerman. Usando come strumento principale le teorie delle arti dello spettacolo dal vivo, le interviste, i tavoli di confronto e i processi artistici di inclusione di genere, di generazione, di culture. Condividere, nonostante la distanza sociale. Un intreccio da cui nascerà una mappa digitale, astratta e surreale. Una cartina dei luoghi cari ai giovani, che racchiuderà anche le memorie raccolte nel “tempo passato” e le geografie più significative del “tempo presente”. Ciò attraverso l’user experience design, realizzato con il contributo di Emanuele Talarico, per rendere il lavoro finale un intenso itinerario online. L’utente andrà alla scoperta di questo nuovo mondo che, in fondo, altro non è che il suo territorio visto con occhi nuovi. Un grande scenario teatrale, dove convergeranno sentimenti, legami, frammenti di vita. Perché le mappe di comunità non tracciano il cammino già segnato sulle cartine tradizionali ma raccontano un territorio attraverso i luoghi più sentiti dalla comunità.