Acri-Tenuta, sul dissesto responsabilità precise dell’Udc
Il consiglio comunale di Acri ieri ha votato il dissesto finanziario dell’ente. Lo ha fatto a tarda ora, sicuramente non compatibile con le esigenze di stampa del giornale.
La seduta è iniziata alle 15:00 e ha preso fin da subito una piega ben precisa, con la relazione del sindaco Nicola Tenuta, in qualità di assessore al Bilancio.
Il primo cittadino ha puntato l’indice in maniera chiara contro l’amministrazione Trematerra – Maiorano, tra il 2010 e il 2013, “che ha prodotto il 70% dei debiti fuori bilancio”, proponendo “una gestione familistica e dilettantistica”, “bocciata con lungimiranza dall’elettorato, sia a livello comunale, che regionale ed Europeo”.
Chiaro il riferimento alle bocciature elettorali dell’Udc e di Michele e Gino Trematerra.
Il sindaco non le ha mandate a dire neanche al Pd, “che in quella stagione non è stato in grado di vigilare adeguatamente”. Sulla bocciatura del piano di riequilibrio finanziario, “vi è stata una lettura troppo rigida del documento da parte della Corte dei Conti, che non ha tenuto nel debito conto i nostri sforzi per rimettere in sesto i conti del Comune”.
A proposito dell’errore della doppia contabilizzazione, “la misura è stata votata in consiglio comunale all’unanimità”.
Dura la replica delle opposizioni. Per Natale Viteritti, del “Movimento Acri Democratica”, “il sindaco dovrebbe licenziare l’assessore al Bilancio, cioè se stesso, per l’errore marchiano commesso nella doppia contabilizzazione”. Inoltre, “se dovranno essere lacrime e sangue, lo dovranno essere per tutti. Diamo l’esempio, rinunciamo noi al gettone di presenza in consiglio e chiediamo alla giunta una significativa riduzione delle indennità”.
Anna Vigliaturo ha rispedito al mittente le accuse all’Udc. All’epoca dell’esperienza Trematerra-Maiorano era assessore al Bilancio e in precedenza è stata anche revisore dei conti, quindi conosce bene la realtà dei numeri dei documenti contabili. Per la Vigliaturo, “Tenuta rivolge accuse a quella gestione per mere questioni personali”. Inoltre, “il sindaco all’indomani del suo insediamento parlava di venti milioni di euro di debiti, ma documenti ufficiali del Comune in quello stesso periodo li quantificava in dodici milioni”.
Quindi una provocazione: “non basta la proposta di rinuncia al gettone di presenza, noi oggi dovremmo dimetterci tutti in questo consiglio”. L’inizio della seduta ha dato la traccia, per l’intera discussione che si è protratta fino a tarda notte.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 28-12-2016 Piero Cirino
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