Case della Salute in Calabria: un’alternativa non attuata
di Tullio Laino e Antonella Abbruzzese
Le Case della Salute costituiscono uno degli obiettivi del Ministero della Salute per potenziare il Servizio Sanitario Nazionale, dopo la chiusura dei piccoli ospedali ad opera del Governo Monti. Per la loro realizzazione, la legge finanziaria n. 296/2007 aveva previsto risorse di cofinanziamento da associare ad altre risorse regionali, nazionali e comunitarie. Le linee guide del Ministero definiscono la Casa della Salute come una struttura polivalente e funzionale in grado di erogare un insieme di cure primarie per garantire la continuità assistenziale e le attività di prevenzione in un bacino territoriale di 5000/10000 persone. Il modello organizzativo della Casa della Salute è inteso come un insieme di attività organizzate in aree specifiche, ciascuna finalizzata ad offrire al cittadino una risposta immediata ai propri bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. L’idea di base è di concentrare in un’unica struttura la gran parte dei servizi extra-ospedalieri del territorio di riferimento. La Casa della Salute dovrebbe quindi costituire una rete capillare di presidi sanitari con mini-reparti e servizi di assistenza (visite, esami, servizi ambulatoriali, cure domiciliari, sotto le sigle di AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e di UCCP (Unità Complesse Cure Primarie).
In applicazione delle direttive ministeriali, la Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria (la n.182 del 20 aprile 2009) ha previsto per le Case della Salute una divisione in Aree Funzionali Omogenee: Accoglienza, Accesso e Segretariato Sociale; Servizi Sanitari; Servizi Socio Sanitari; Servizi e Attività Sociali; Servizi generali e Amministrativi. Con successivo DPGR (n.135 del 21/12/2011) sono stati individuati i siti ove allocare le Case della Salute. Per l’ASP di Cosenza si tratta degli ex PP.OO di Praia a Mare; Trebisacce; San Marco Argentano e Cariati. Lo stesso DPGR ha subordinato l’effettiva realizzazione delle Case della Salute all’avvenuto riscontro positivo dei relativi studi di fattibilità. A seguito dell’approvazione degli stessi, la Regione Calabria e le Asp competenti hanno stipulato delle convenzioni regolanti i finanziamenti. Andando avanti, nel 2012 è stato approvato, con il DPGR 185 del 4 dicembre, il documento “Linee guida Regione Calabria- Modello Organizzativo e percorso di attuazione delle Case della Salute”. In questo documento l’indicazione è sostanzialmente quella della riconversione degli ospedali locali (spesso non più pienamente funzionanti) in Case della Salute.
Contro il progetto di riconversione dei presidi ospedalieri in Case della Salute, i Comuni di Praia a Mare e di Trebisacce hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, con successivo accoglimento dello stesso. Con le Sentenze del Consiglio di Stato- Sezione Terza- in sede giurisdizionale- N°2576/2014, N°2968/2015, N°1153/2017, cui ha fatto seguito il Provvedimento del Commissario Ad Acta Esecutore Giudiziale, datato 18 Settembre 2017, il CAPT di Praia A Mare è stato riportato nella rete ospedaliera per acuti, quale Ospedale di Base, con Pronto Soccorso Autonomo, Osservazione Breve Intensiva, Discipline Mediche e Chirurgiche di Base, Servizi di Supporto Diagnostico, secondo la declaratoria di classificazione di cui al Decreto del Ministro della Salute del 02 Aprile 2015, N°70. Analogamente, con la Sentenza del Consiglio di Stato- Sezione Terza- in sede giurisdizionale- N°2151/2015, cui ha fatto seguito la Sentenza di ottemperanza, N°87/2020, anche il CAPT di Trebisacce è stato riportato nella rete ospedaliera per acuti. Alla base delle sentenze del massimo Organo di Giustizia Amministrativa, riguardanti le due realtà ospedaliere menzionate, sono risultati dirimenti l’obbligo dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e l’attuazione, in termini di congruità assistenziale, del principio della “GOLDEN HOUR” (Ora d’Oro), ovverosia della tempistica indispensabile al soddisfacimento degli eventi in emergenza/urgenza, tenuto conto della viabilità, della conformazione geografica dei territori e della distanza della rete ospedaliera Spoke di riferimento. Per le altre Case della Salute (San Marco Argentano, Cariati, Mesoraca, Chiaravalle, Scilla e Siderno) le convenzioni precedentemente stipulate, considerato il sostanziale stallo operativo nella progettazione esecutiva delle stesse, sono state ulteriormente prorogate al 31 Dicembre 2021, al fine di consentire, si spera, il raggiungimento dell’obiettivo fissato dal Programma di Azione e Coesione (PAC) 2007/2013 (DCA n. 35 del 24/02/2021) e la non cancellazione dei relativi finanziamenti.
A conclusione, si rileva un sostanziale fallimento in Calabria del progetto delle Case della Salute, anche per effetto dei continui dirottamenti delle competenze gestionali, in ambito dei vari Dipartimenti Regionali. Oggi le ex Strutture Ospedaliere che dovrebbero diventare nuove Case della Salute sono una sorta di “limbo”, che di fatto aggrava il degrado strutturale della sanità calabra. Le Casa della Salute, seppure importantissime nell’economia della rete sanitaria territoriale, non possono surrogare le esigenze assistenziali e di cura proprie della rete ospedaliera dal momento che, come evidenziato, i servizi offerti, pur tra loro connessi, sono di fatto diversi. La scelta di trasformare gli ospedali in Case della Salute produce effetti perversi: impoverimento della rete ospedaliera e mancato sviluppo di nuove realtà come le Case della Salute. I territori difendono quello che rischiano di non avere più (gli ospedali) e non si fidano di avere qualcosa che non si conosce e che appare (forse ingiustamente) come un depotenziamento delle pratiche di cura (le case della salute).
Ci sarà in Calabria la forza e il coraggio di rafforzare i nodi ospedalieri e insieme di creare connessioni con le (auspicabili) Case della Salute capaci di supportare la crescita, anche in Calabria, della sanità diffusa e capillare sul territorio, nell’ottica dell’auspicata continuità Ospedale/Territorio? La sfida posta dalla Pandemia cosa lascerà alla Sanità calabrese? Il definitivo avvilimento delle strutture ospedaliere pubbliche o una loro profonda trasformazione capace di collegare la Calabria ai modelli reticolari della cura così come in altre regioni d’Italia?