Servirà quasi certamente un processo per stabilire se la morte di Marco Ritacco, 43 anni da Acri, sia stata frutto di una fatalità o se, piuttosto, dietro di essa si celi una responsabilità umana. Nelle scorse ore, infatti, il gip del Tribunale di Cosenza, Letizia Benigno ha disposto l’imputazione coatta di un medico del Pronto soccorso acrese. Un provvedimento che arriva dopo ben tre richieste d’archiviazione da parte della Procura respinte di volta in volta dal giudice.
I fatti risalgono al 27 maggio del 2019, giorno in cui Ritacco si reca dalla guardia medica accusando dolori al petto e debolezza agli arti. Il sanitario che lo visita gli consiglia di recarsi in Pronto soccorso, dove in seguito sarà sottoposto ad accertamenti dai quali emerge solo una sindrome influenzale. Il paziente viene così rispedito a casa, ma nelle ore successive le sue condizioni di salute peggiorano. Ai sintomi iniziali si aggiungono, infatti, tosse e conati di vomito, circostanza che il giorno dopo lo induce a tornare in ospedale.
Lo stesso medico che lo ha visitato il giorno prima aggiorna il referto, prescrivendogli ulteriori accertamenti, ma non ne dispone il ricovero. Ritacco torna alla propria abitazione, ma non supererà la notte. I suoi familiari lo trovano privo di vita, nel suo letto, la mattina del 27 maggio 2019. A constatarne il decesso sarà il personale del 118 giunto di corsa nell’abitazione.