E se fossero cetrioli?
di Franco Bifano
Che meraviglia! Questo Mario è davvero un drago. Del resto, erano mesi che tutti i “giornaloni” a pagine “umidificate” di bava grondante, ne parlavano quasi fosse una divinità. Non per niente, ancora oggi, c’è qualcuno che quando lo vede uscire di casa esclama: “Guardate il Premier cammina!” come se invece dell’asfalto muovesse i passi sulle acque del Mar Rosso. Oppure quando lo si sente in televisione qualcuno grida: “O mio Dio! Parla.” convinto che invece comunicasse col pensiero, come succede nelle apparizioni.
Altro che Conte quindi, qui siamo di fronte a una sorta di Messia. Di fatti, quando nel suo splendore è (ri)apparsa in squadra la Carfagna molti hanno gridato al miracolo, salvo poi avvertire un malore, non appena si sono accorti che si tirava dietro anche Brunetta e la Gelmini.
Ore, che Mario Draghi abbia prestigio e autorevolezza di livello internazionale è fuori di dubbio, così come è indiscutibile è la sua competenza. Tuttavia, si trova a capo del Governo, grazie ai capricci dello sfasciacarrozze di Rignano. L’ammucchiata politica che lo sostiene è composta da partiti che politicamente non solo non hanno nulla in comune, ma rappresentano anche interessi e culture contrapposti. Tant’è che non riescono a mettersi d’accordo nemmeno su come gestire la pandemia in atto. Eppure oggi eccoli lì, tutti seduti allo stesso tavolo, in una incredibile fiera dell’ipocrisia. Dicono che si sacrificano per il bene del Paese, in realtà non vedono l’ora di arraffare la fetta più grossa della “torta” degli oltre 200 miliardi di euro che il Governo Conte è riuscito ad ottenere dall’Europa.
Stando almeno a quanto si è visto fino ad oggi, il Premiere più che da Messia si è comportato come un illusionista di poco talento.
Prendiamo, ad esempio, il suo atteso discorso programmatico. La parte riguardante il fisco era a tratti un evidente copia-incolla, ricavato da un articolo uscito sulle pagine del Corriere della Sera e scritto dall’economista Francesco Giavazzi, bandiera della Bocconi. Non solo, con molta astuzia ha posticipato di due anni in avanti, al 2023, l’entrata in vigore dei tagli ai contributi pubblici all’editoria, con evidente giubilo dei giornali che continueranno ancora ad attingere a milioni di euro di soldi pubblici. Quindi, se questi prima già lo osannavano, figuriamoci cosa potranno scrivere da adesso in poi.
Anche la nomina dei 32 sottosegretari non è stata, per le scelte, un’operazione tra le migliori. Non solo perché ha “rispolverato” gente insignificante come l’ex Ministra Bellanova, ma perché ha anche piazzato uomini vicino a Berlusconi nei Ministeri a lui “molto cari”. Addirittura a quello della Giustizia è finito il suo avvocato!
Tuttavia, a pensarci bene, qualche sorta di “magia” Draghi è riuscito a farla. Ad esempio ha “ipnotizzato” Beppe Grillo, facendogli credere di essere il più “grillino” di tutti i suoi sostenitori. Soprattutto però è riuscito nella l’incredibile opera di “conversione” di un Salvini diventato (per ora) persino europeista. Pensare che il noto cazzaro ha costruito le sue fortune politiche, sbraitando nientemeno sulla secessione del famoso “Stato” della Padania. Fortuna per lui che siamo un meraviglioso popolo di inguaribili smemorati!
Al momento, usando una metafora calcistica, Draghi è un fuoriclasse in una squadra litigiosa e poco affidabile. Insomma, ha ragione chi dice: “Se son rose, fioriranno”, penso però anche il mio fruttivendolo diffidente com’è, si chiederebbe: “E se invece sono cetrioli?”