Ho incontrato un uomo
Di FRANCO BIFANO
Ho avuto la fortuna di conoscerlo più di trent’anni fa, erano altri tempi niente a che vedere con gli attuali. Non perché mancassero i problemi, ma perché si affrontavano in maniera diversa, grazie a un tessuto sociale più unito e solidale.
Erano gli anni nei quali l’attaccamento alla squadra di calcio contribuiva comunque a rendere più coesa, e direi anche più orgogliosa, la comunità. Salvatore Zanfini era il vulcanico presidente di quella società di calcio e io un inesperto radiocronista che seguiva la squadra!
Ho incontrato un uomo con un carattere non facile, ma con un coraggio e una intraprendenza che rasentava l’audacia. Lo stesso coraggio che anni prima lo aveva visto lasciare la sicura cattedra di insegnate per intraprendere la rischiosa via dell’attività’ imprenditoriale. All’epoca una vera e propria scommessa fatta in una cittadina del sud, non grandissima ma nella quale egli intravedeva molte potenzialità e ne riconosceva la maestranza e la laboriosità.
I tanti sacrifici fatti nel tempo sono stati coronati da un successo imprenditoriale crescente, al punto che l’Azienda “Zanfini” ha avuto negli anni anche fino a 50 dipendenti, molti dei quali sono stati in Azienda fino al raggiungimento della giusta pensione.
Come imprenditore è stato un innovatore, lo ha sempre contraddistinto un grande spirito d’iniziativa, cosa che gli aveva consentito di ritagliarsi per molti anni un importante spazio lavorativo anche a Roma, città nella quale era apprezzato e stimato.
Nel calcio è stato in assoluto un visionario, una caratteristica questa che lo ha portato, stando a capo della società, a realizzare in un ventennio cose probabilmente irripetibili, che comunque sono rimaste scolpite nel cuore di ogni tifoso, al punto che ancora oggi vengono ricordate con grande nostalgia e rimpianto
Quando ci siamo conosciuti inizialmente è stato diffidente mi “teneva d’occhio”. Ha sempre avuto un’empatia speciale con Adele, tale che quando ha avuto la conferma noi due avevamo avviato un progetto di vita insieme, gli ci è voluto un po’ per “metabolizzarlo”. Come accade ad ogni padre che faccia fatica ad accettare la presenza di un “intruso” nella vita della sua primogenita, forse perché portato istintivamente a proteggerla con l’inconscia speranza di tenerla sempre con sé.
Mi ritornano in mente i tanti viaggi fatti insieme, viaggiare con lui era sempre una sorta di avventura, infatti, non mancava mai un “fuori programma”.
Ha amato molto tutta la famiglia e in particolare i nipoti, con i quali aveva istaurato un rapporto “privilegiato” e loro lo adorano. Non mi è stato facile dire a tutti loro che il Nonno non c’era più.
E’ stato un uomo di grande generosità, tenace, caparbio, per certi aspetti incosciente ma certamente coraggioso. In questi giorni ha tenuto testa anche alla malattia, al punto che anche i medici erano meravigliati dalla sorprendente tempra.
Ecco, forse era questa la sua vera essenza, quella di riuscire in qualche modo e in ogni circostanza a sorprendere sempre tutti.
Con lui va via un’importante fetta di storia della nostra città e della mia vita.