Il Presidente del Consiglio comunale, senza più legittimazione politica, va sfiduciato
di Maurizio Feraudo
Il dissenso pubblicamente espresso e ribadito da Sinistra Italiana che, preso atto della “conduzione monoteistica ed accentratrice dell’azione amministrativa” da parte del signor sindaco Capalbo, ha bocciato l’operato del “primo scorcio di consiliatura”, non può lasciare indifferenti né le forze politiche di minoranza né, per le inevitabili conseguenze che su di essa si riverberano, quel che rimane di una coalizione di maggioranza ormai frantumata e allo sbando, prona ai diktat di un signor sindaco che, dopo la presa d’atto del fallimento del suo primo anno di governo – e le sue ultime scellerate scelte lo confermano – sta spingendo l’Ente verso il baratro più profondo, a scapito degli interessi della città e dei cittadini.
Ciò ancor più perché ad uscire dalla maggioranza è stato l’unico “Partito” che ne era parte integrante e di cui è espressione il Presidente del Consiglio, oggi senza legittimazione politica, nei cui confronti diventa, a questo punto, inevitabile promuovere – senza entrare in questa sede nel merito di come abbia in questo “primo scorcio di consiliatura” partigianamente presieduto i lavori dell’aula – una mozione di sfiducia, non avendo egli sentito il dovere politico di trarne le conseguenze che il linguaggio della politica avrebbe imposto.
La discussione che la dinamica dei recenti fatti politici impone dovrà essere l’occasione per fare anche chiarezza, con un confronto leale e franco, sul ruolo di ciascuno in seno al consiglio comunale, così da sgomberare il campo da ambiguità che non giovano alla sana dialettica politica.
L’interesse ad eliminare le contraddizioni che si annidano in seno al massimo organismo rappresentativo della città indurrá, ne sono certo, ciascun consigliere, soprattutto di maggioranza, a non sottrarsi alle responsabilità ed aderire all’auspicato chiarimento che dovrà essere promosso e calendarizzato a stretto giro.