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Il vento che soffia e l’aria che tira

Di Franco Bifano


“… alcune aree di intervento interessano pinete, accompagnate ai piedi da una distribuzione fitta di felci, con esemplari di altezza di alcune decine di metri. Il pino laricio, come è noto, è ricordato già nella letteratura latina come fortemente identitario dell’altopiano della Sila e dei territori immediatamente limitrofi, incluso Serra Crista”.
Questo è uno dei passaggi contenuti nella lettera con cui il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha fornito il parere negativo per la realizzazione del parco eolico in località Serra Crista.
Per la serie non si può stare mai tranquilli, oggi, un’altra multinazionale tenta un nuovo devastante assalto al territorio.
Attenzione, quella presentata sembra una proposta di politiche green, orientata a un futuro sostenibile, in realtà a guardare bene è anche qualcos’altro.
Il progetto prevede, come è noto, l’installazione di ben 23 pale eoliche di 200 metri di altezza grazie alle quali si intende sfruttare le risorse naturali del territorio acrese – in questo caso il vento – per produrre energia. Un’idea ottima per la multinazionale che vedrebbe incrementare i profitti nei prossimi decenni, senza lasciare in compenso nulla alla comunità. Già questo di per sé sarebbe un valido motivo per opporsi a quello che sarebbe un vero affare SOLO per l’astuta multinazionale.
Non si tratta quindi di dire un NO a prescindere, ma di contrastare il “cannibalismo” di chi vorrebbe sfruttare le risorse altrui (le nostre!) per i propri affari.
Evidentemente siamo considerati ancora terra di conquista, visto che si tratterebbe di una vera “colonizzazione” economica con impatto paesaggistico e ambientale devastante, senza alcun ritorno economico o sociale per il territorio e la comunità.
Questo “attacco” all’ambientale, tuttavia, ci offre la buona occasione di ritrovare quel senso di comunità che sembra essersi affievolito, è necessario opporsi in maniera decisa, coordinata e sinergica insieme all’Amministrazione Comunale al progetto predatorio.
La prossima importante Conferenza dei Servizi potrebbe fornire anche l’opportunità per chiarire quale sviluppo futuro immaginiamo per il nostro territorio. Non è una questione secondaria.
Se pensiamo a un modello di crescita che rispecchi la sua vocazione naturale, agricola e turistica e mira al rispetto, alla preservazione e alla valorizzazione delle risorse naturali e dell’ambiente o se invece guardiamo ad altro.
La Sila negli ultimi anni, sia pure con colpevole ritardo, sembra aver intrapreso un percorso virtuoso, basato non solo sulla promozione delle bellezze naturali ma anche sulla produzione di prodotti di eccellenza e sulle tipicità del territorio. Non solo, si intravedono anche incoraggianti progetti che riguardano l’ampliamento della offerta turistica.
In questa ottica sono nati agriturismi e aziende agricole che con molti sacrifici, non solo hanno investito puntando con caparbietà sulla produzione biologica e di prodotti identitari ma offrono pacchetti di servizi personalizzati per far sì che le famiglie possano programmare vacanze di più giorni.
Tutto concorre, dunque, a superare il turismo “mordi e fuggi”.
Del resto la Sila possiede l’aria più pulita d’Europa, acque cristalline e una terra fertile, ha quindi molto da offrire a chi ha una visione lungimirante.
In fondo è possibile costruire un futuro sostenibile che rispetti l’ambiente, le tradizioni e le risorse naturali del territorio senza cedere alla logica di chi vuole solo sfruttare il vento che soffia, senza aver capito che aria tira.

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