DI FRANCESCO SPINA
Ho letto il comunicato stampa (leggi qui)del direttore sanitario dell’ospedale di Acri, dott. Giacomo Cozzolino, persona che rispetto e che ammiro per l’impegno messo in campo in più di un’occasione. Mi corre l’obbligo, però, di rispondere (credo e spero) per l’ultima volta, in merito a quello che sarebbe dovuta essere una “semplice” operazione di ernia ombelicale, e che invece è diventato quasi un caso, soprattutto mediatico. Leggendo la mia “lettera” di sfogo, “Ernia si, Ernia no” pubblicata attraverso vari organi di informazione, spiego alla meno peggio il susseguirsi degli eventi che hanno coinvolto mio padre, all’atto di sottoporsi ad un operazione programmata di ernia ombelicale, presso il nosocomio acrese. Operazione, come detto, programmata ma “saltata” per motivi diversi in due occasioni (17 e 24 ottobre). Come scrivevo in calce a questo articolo, ho letto nelle scorse ore la risposta del dirigente: risposta che non so perché mi aspettavo. Ciò che il dott. Cozzolino spiega nel suo comunicato, non ha quasi nulla di concreto, e non risponde al 90 % delle domande fatte da me ed ovviamente da mio padre nella famigerata “lettera di sfogo”. Giusto per rinfrescare la memoria, riscrivo qui, nuovamente le mie domande, alle quali però non ho avuto purtroppo alcuna risposta: perché non è stato detto prima a mio padre che tale operazione non poteva essere effettuata ad Acri? Perché per due volte consecutive nell’arco di 7 giorni è stato programmato un intervento, effettuato un ricovero e poi a pochi minuti dall’operazione tutto è stato annullato? Perché il personale degli anestesisti che operano nel reparto di chirurgia hanno dei pareri contrastanti ed opposti sulla stessa patologia? Perché a mio padre sono state fatte fare per quindici giorni punture di Calciparina che poi non sono servite a niente ma magari potrebbero provocare altri fastidi?
Riscrivo tali domande, perché purtroppo, tra i miei tanti difetti è presente in me quello di ricercare la precisione e trasparenza, non sempre ci riesco (sono umano) ma almeno ci provo senza mai cercare la classica “pezza a colori”. Il direttore, parla di “valutazioni globali ed indagini dignostiche”: se non erro le valutazioni globali si fanno prima di un ricovero, stessa cosa per quanto riguarda le indagini diagnostiche. Ricordo che stiamo parlando di intervento programmato e non di urgenza, e dunque c’è tempo e modo per valutazioni e indagini. Qui, invece, dopo aver programmato l’operazione, la stessa è stata prima rinviata, nella prima occasione e poi annullata, nella seconda. Cosa ancora più grave, forse, sta nel fatto che queste “valutazioni” ed “indagini” sono iniziate nel mese di Luglio,quando mio padre ha effettuato le varie analisi di routine, necessarie per tutti i tipi di intervento,ed ha ottenuto il parere favorevole ad eseguire tale operazione presso l’ospedale di Acri. Parere favorevole, da parte dell’anestesista, addirittura appena la sera prima dell’ultimo ricovero, mentre penso e credo che il chirurgo (persona seria, precisa e soprattutto umana) possa affermare anche ora la fattibilità di tale operazione. E’ ovvio, che se la valutazione, fino a quel momento mai emersa, è stata fatta per garantire l’incolumità del paziente, devo semplicemente ringraziare e fare un plauso. Ma nello stesso momento, invece delle “pezze a colore” vorrei un passo indietro e delle scuse da parte di chi ha creato tale disagio. Se la valutazione definitiva è stata fatta a ridosso dell’intervento e dopo il ricovero (anzi due ricoveri) allora vuol dire che le precedenti valutazioni sono state tutte sbagliate? Dunque ad un paziente è stata prescritta una terapia di preparazione ad un intervento (punture di Caliciparina) che poteva essere evitata? Non sono un medico ed ecco perché pongo queste domande che magari hanno una risposta ovvia ma che al momento non riesco proprio a recepire. Potrei andare avanti all’infinito e trovare anche altre mille domande e altrettante osservazioni. Mi limito, invece, ad una sola osservazione. Volevo semplicemente sentirmi dire: “c’è stato un errore di valutazione e una serie di disguidi e chiediamo quindi scusa”. Qui, invece, si cerca, come del resto ci ha abituato l’intero sistema, ha mettere la “pezza a colori”, magari perché le brutte figure possono far perdere consensi in altri contesti e dunque nessuno ha il coraggio di rispondere alle domande in modo chiaro e preciso. E’ meglio aggirare il problema e cercare di distrarre l’attenzione della massa e dell’interlocutore. A me non importa se l’intervento sarà fatto a Cosenza, ad Acri, a Milano o a New York, io voglio sapere: perché al momento della prima visita e dopo aver valutato le patologie non è stato detto che l’ospedale di Acri non era in grado di eseguire l’operazione? Non penso sia difficile rispondere a questa domanda.
Infine, voglio informare, il dirigente, che è vero che l’operazione probabilmente si farà a Cosenza, ma credo e suppongo che sia tutto merito della casualità, visto che il chirurgo in questione (dott. Vaccarisi) si trovava ad operare presso la struttura acrese la mattina del 24 ottobre, giorno del secondo rinvio dell’operazione di mio padre. Affermo ciò, con la consapevolezza di essere smentito, perché mi pare che il contatto tra mio padre e lo stesso Vaccarisi, non sia avvenuto per “merito” della direzione sanitaria, ma grazie al chirurgo che doveva operare ad Acri mio padre e che per una serie di “valutazioni” non ha potuto. Voglio, per ultimo, ringraziare le tante figure che quotidianamente lavorano con onestà e professionalità all’interno del nosocomio cittadino, tante di queste sono forse poco valorizzate, per via di problematiche che di certo non spetta a me giudicare ma che forse sarebbe il caso, di chiarire da chi invece mette solo “pezze a colori”.