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La Stella più luminosa

di FRANCO BIFANO

Emilia mia Madre, “Midiella” per chi l’ha conosciuta bene, era di indole gentile e di modi garbati. Doni ricevuti da sua madre, Nonna Angela, persona di animo buono.

 A casa accoglieva tutti con l’immancabile “buonuvenuto”, che non era mai di circostanza ma sincero. Quando la salutavi, al buongiorno rispondeva con il suo “mille buongiorno” seguito da un lungo sorriso.

Non ha avuto una vita facile, ogni suo energia era dedicata a noi figli.

 Da giovane, per passione, aveva imparato a fare le punture. In quegli anni le siringhe usa e getta ancora non esistevano, si utilizzavano quelle in vetro. Si era quindi organizzata con un pacchetto che con cura metteva nella borsa. All’interno aveva sistemato delle siringhe, degli aghi e il contenitore di alluminio che, una volta riempito di acqua, metteva direttamente sul fornello per la sterilizzazione.

In molti la chiamavano, non ha mai detto no a nessuno. Anche quando le cure andavano avanti per lungo tempo. Ognuno la ricompensava come poteva. Non si è mai lamentata perché la sua migliore gratificazione era consolidare le amicizie. Mi ha insegnato che “è meglio avere cento amici che cento ducati”. Anche per questo modo di fare, si è guadagnata negli anni la riconoscenza di tutti.

Ha sempre amato i bambini, che riempiva di premure. Era orgogliosa di cucinare per loro nell’asilo Comunale e di sentirsi chiamare “Zi’ zia”. Mi sorprendevo sempre quando, ormai adolescenti, incontrandola per strada molti di loro si fermavano ad abbracciarla. Per me, ancora oggi resta un mistero come riuscisse a ricordare tutti i loro nomi.

 Con le Maestre dell’asilo era entrata in sintonia con discrezione, grazie anche ai suoi modi mai invadenti. La maestra Lucia Rizzuto, che ringrazio, ha voluto condividere pubblicamente il ricordo di tutte loro.

Mia madre era una donna generosa. Un raggio di sole in un mondo a volte troppo grigio. Incredibilmente coraggiosa, ha combattuto con l’artrite per oltre quarant’anni senza mai piegarsi. Col passare del tempo, l’arrivo di ulteriori problemi di salute ne avevano reso difficile la deambulazione.

Gli ultimi tre anni sono stati complicati, l’impossibilità di muoversi l’avevano resa più vulnerabile. Mia sorella si è sempre spesa molto prendendosene cura quotidianamente. Cosi come hanno fatto le nipoti; Angelapia, la più piccola, in particolare.

Tra me e mia madre c’è sempre stata una complicità totale. Forse perché il cordone ombelicale che ci ha tenuti uniti non è stato mai realmente reciso. Forse perché l’amore tra madre e figlio supera lo spazio e il tempo. Mia figlia che porta con fierezza il suo nome, quando ha saputo che la nonna si era arresa, mi ha sussurrato che si era liberata finalmente del corpo che ormai la teneva prigioniera.

Forse è vero, eppure non so darmi pace. Mi manca tanto quella piccola-grande stella che illuminava ogni mio momento di poca luce.

P.S. Ringrazio affettuosamente tutti voi che ci avete mostrato vicinanza.

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