Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire
di Fabiana Fuscaldo
Egregio segretario Le Pera,
la sua replica rientra mirabilmente nel cliché e nello stile del segretario “perfetto”. Tutto secondo copione, insomma. Il meccanismo è chiaro e ben lucide appaiono le dinamiche. Mi aspettavo a tal punto la sua risposta che, resti fra noi, avevo già pronta la replica, come seconda puntata del mio intervento.
Che cosa si sta tentando di fare?
Di fronte ad accuse pesanti, lei, anziché replicare nel merito delle argomentazioni, preferisce tentare di screditare l’interlocutore. La tecnica è quella vetero-comunista della criminalizzazione del dissenso, che né io né lei abbiamo conosciuto nella sua versione originaria. Negli anni 50’ e 60’ c’era almeno la scusante di trovarci di fronte a uno scenario particolare. Oggi, questo atteggiamento non solo non trova giustificazioni ma rientrerebbe in un criterio classificativo, che preferisco, per decenza, non etichettare.
Nella sua replica lei non fa altro che confermare tutti i miei assunti, rivelandosi, ancora una volta, il perfetto burocrate funzionale alle direttive del suo referente politico.
Ecco, quindi, che parte all’attacco della persona, senza preoccuparsi minimamente dei macigni politici che gravano sulla sua condizione e sulla sua carica e che le ho posto sotto gli occhi con la mia denuncia.
Mi vedo, pertanto, costretta a sorvolare sugli attacchi personali per riportare il dibattito sul piano politico, quello che lei ha cercato di evitare.
Andiamo per ordine.
1) Attività svolta dalla sottoscritta in tre anni di consiliatura.
Fin dagli inizi della mia attività in Consiglio comunale ho dovuto scontrarmi non solo con la maggioranza, la qualcosa rientrerebbe in una normale dialettica politica, ma ho dovuto costantemente difendermi da attacchi – pochi diretti e molti su commissione – di chi vedeva nella sottoscritta l’incarnazione del suo incubo peggiore, Elio Coschignano.
Il mio voto a favore del piano per evitare al Comune di Acri il dissesto finanziario è stato l’unico e lo rivendico come uno dei meriti della mia attività politica: avere contribuito ad evitare alla mia città il baratro. Altri – contravvenendo, comunque, alle direttive del partito, che si era espresso per il voto contrario – hanno preferito “eroicamente” abbandonare l’aula prima del voto. Su questo atteggiamento lei ha preferito non esprimersi, lasciando passare l’idea che votare contro o scappare prima sarebbe la stessa cosa.
Al di fuori di quella situazione d’emergenza, le sarei grata se mi dicesse in quali occasioni la mia attività e il mio voto sono stati collimanti con quelli dell’attuale maggioranza. Così come mi farebbe piacere sapere quali straordinarie iniziative siano state messe in atto da parte del capogruppo del PD in questi tre anni. Per sua scienza, le rammento che gli unici interventi tecnici sul bilancio (l’elemento forse più qualificante di un’amministrazione) sono stati fatti dalla sottoscritta, smontando quanto presentato dalla maggioranza. Disponibilissima, comunque, ad una assemblea pubblica, in sezione, dove si potranno riascoltare i Consigli comunali per vedere chi ha lavorato di più a casa, nelle istituzioni e nella gente per produrre il materiale dei suoi interventi. Ma sono sicura che, come è nel suo costume, si nasconderà anche su questo.
2) Nel mio primo articolo le ho rammentato ciò che lei è stato costretto ad ammettere, ossia che la mia partecipazione alle riunioni di partito è stata superiore a quella del consigliere Capalbo: come concilia quest’ammissione con la scusa che la mia discriminazione è dovuta ad una scarsa partecipazione?
A questo punto ci si potrebbe dilungare su come altri interpretano la politica, su come si sia cercato da parte di alcuni, in passato come in tempi recenti, di anteporre gli interessi personali a quelli collettivi. Chi scrive non teme questo tipo di accuse, non essendosi mai servita della politica per alcunché. Il mio impegno politico mi ha portato solo all’amarezza di dovermi scontrare con lei e con i suoi referenti, cosa che ho fatto e farò con piacere in nome di un principio, che è la tutela della propria dignità personale e politica che altri, col suo assenso, hanno cercato di schiacciare.
3) Ciò che lei tenta di spacciare per opportunismo politico si chiama coesione, condivisione.
4) Riguardo alle tessere, la mia battaglia era rivolta verso l’uso discriminatorio che lei, su commissione, ha fatto della loro distribuzione. Le pare normale che un consigliere comunale, come la sottoscritta, si veda costretta a rifiutare la richiesta di tesseramento di decine e decine di cittadini che hanno il desiderio di tesserarsi, perché lei rifiuta di tesserarli, mentre a qualche altro consigliere comunale, di suo gradimento, ha messo a disposizione tessere a iosa? Le pare normale che decine di cittadini abbiano dovuto far ricorso a una “raccomandazione” per tesserarsi in sezione? Le sembra normale che altre decine di nuovi iscritti abbiamo dovuto fare la tessera on-line (con aggravio di spese) perché lei si rifiutava di metterle a disposizione? Quante tessere ha avuto a disposizione il consigliere Capalbo? Nella mia denuncia non parlavo affatto di pacchetti di tessere, ma di tesserati, ossia persone, singole entità, che meritano tutti rispetto e ai quali va il mio ringraziamento, nessuno escluso. Niente furbate, dunque, segretario!
La cosa scandalosa non è tanto l’atteggiamento compiacente che continua ad ostentare verso il suo referente politico, quanto il fatto che – in nome di una difesa d’ufficio – un segretario di partito ritenga naturale che un capogruppo ostenti la sua futura candidatura e le sue liste in una seduta del Consiglio comunale e che di fronte all’obiezione di un consigliere circa l’eventualità che potesse perdere le primarie, Capalbo ha risposto che, in caso di primarie, non parteciperebbe ma che sarà candidato comunque e contro chiunque. Il segretario, in sintesi, dà la sua benedizione ad un uso personale di un partito e presta la sua figura come notaio di questa surreale situazione. Ancora più paradossale appare, poi, la naturalezza con cui giustifica lo sfaldamento di un gruppo politico al solo fine di discriminare chi non è funzionale. Su una cosa mi sento di rasserenarla: non tema mai di trovarsi nella posizione della sottoscritta, con la sua condotta sta gettando le basi per una carriera gloriosa e senza ostacoli!
Cordialmente,
Fabiana Fuscaldo