OPINIONE: Mussolini un ‘Acrese’ Scomodo
Vi sono fenomeni che acquistano le sembianze tipiche dei fiumi carsici. Per lunghi tratti scompaiono alla vista, ma continuano a scorrere sotto la superficie.
Accade che quando riemergono c’è chi pensa che sebbene nessuno vi abbia mai fatto caso, loro sono sempre stati lì.
Così può bastare leggere, nelle notizie della cronaca politica, che il consiglio comunale di Torino abbia revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, per ricordarsi che il Duce è stato anche cittadino onorario di Acri.
L’onorificenza fu messa nero su bianco nel 1923, cioè agli albori del famigerato ventennio.
Sulla opportunità, a quasi un secolo, si potrebbe anche discutere, se si considera che la cittadinanza onoraria viene attribuita a chi, non del luogo, si rende benemerito nei confronti della comunità, attraverso un impegno eccezionale.
E’ stato il caso, solo per citare qualche esempio più recente, di altri due “acresi” illustri: Carlo Muscetta e l’avvocato James Ferraro.
Se per questi ultimi due i meriti sono stati acquisiti sul campo, è difficile invece individuare motivi plausibili per una cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
Soprattutto per una questione di dignità dell’onorificenza, sarebbe opportuno fare anche ad Acri ciò che ha fatto il consiglio comunale di Torino: revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
Anche perché il Duce, nel frattempo, i demeriti se li era conquistati sul campo.
Sulla sua figura la storia si è già ampiamente pronunciata, è il giudizio è impietoso.
Si può discutere portando alla luce, come molti fanno, alcuni aspetti significativi del suo impegno, come la bonifica delle paludi pontine, ma chi ha conculcato le libertà individuali e collettive di un popolo e si è reso responsabile della famigerate leggi razziali non può figurare tra coloro che nei confronti della comunità acrese si sono resi protagonisti di chissà quali meriti.
Non si tratta di rianimare vecchi fantasmi ideologici o di voler rinfocolare una polemica che si è ampiamente dispiegata nel secolo scorso, ma semplicemente di porre rimedio a un’evidente anomalia.
Immagino anche quanti diranno: “Tra tanti problemi che abbiamo, che senso ha occuparsi anche di questo?”.
Beh, io il senso ce lo vedo e mi auguro di non essere l’unico.
Piero Cirino