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OPINIONE: Perché il MACA di Acri non è un Museo 

di Giacinto Le Pera

 
L’ICOM, International Council of Museum, è una associazione internazionale nata per tutelare e valorizzare attraverso i musei il patrimonio culturale mondiale. Tra le sue missioni vi è anche la difesa del codice di deontologia dei Musei.
Tanti i Paesi presenti nell’organizzazione e che, attraverso le linee guida della stessa hanno potuto redigere un proprio manuale in materia, dando ordine anche ai profili professionali per poter individuare le competenze e garantire così gli standard minimi di funzionamento. L’Italia l’ha definito Carta Nazionale delle Professioni Museali
http://www.icom-italia.org/images/documenti/cartanazionaleprofessioni2008.pdf.
Acri, centro urbano calabrese situato ai piedi della Sila, ha voluto con smisurata presunzione tentare di essere annoverato tra quei ridenti centri culturali che nel Bel Paese producono lustro. Il tentativo, naturalmente, è fallito. Evidentemente, per istituzionalizzare il cosiddetto museo, i governanti del luogo hanno utilizzato modalità e criteri totalmente contrari ai percorsi di mete educative e culturali che tali luoghi devono intraprendere.
Infatti, quell’ambiente che avrebbe dovuto essere centrale per una dinamica di crescita civile della comunità, risulta invece oggi uno dei tanti spazi pubblici non valorizzati ma utilizzati per smistare pecunia pubblica senza controllo. L’affido via concessione diretta a terzi senza alcun principio in termini di legge lo dimostra. Anche la nomina del direttore artistico ha avuto lo stesso iter: ad personam. La difformità nelle difformità è che società delegata per la gestione dei servizi del non museo e direttore artistico nominato sono la stessa entità. E cosa di non poco conto è anche che il sedicente direttore artistico non possieda alcun requisito minimo necessario che tale ruolo richiede. Ma si sa, da quelle parti tutto ciò è prassi.
Nei Musei, quelli veri, esiste una fondamentale figura manageriale che si chiama Direttore, ed è il solo riferimento Istituzionale a gestire il comando e le buone pratiche dirigenziali, compreso il programma culturale. Anche nel non museo di Acri esiste tale figura, ma solo sulla carta. E su quella carta, ad oggi, risulta una dirigente comunale priva di formazione in ambito museale e che si è lasciata pure spodestare dall’abusivo sedicente direttore artistico. L’invenzione della figura tutto fare, che risponde al nome di Silvio Vigliaturo, si prodiga nella gestione del Maca a 360 gradi.
È da molto tempo che a mezzo stampa il problema viene denunciato, ma certamente non per iniziativa delle firme locali della carta stampata: essa si limita alle imboccate. Nessuno mai ha voluto approfondire la questione. E la questione è politica ovviamente.
Personalmente, ho provato a manifestare le incongruenze sul tema Maca in un incontro ufficiale avvenuto in data 24 agosto 2016 presso il Comune di Acri in presenza del Sindaco, dell’Assessora alla Cultura, della Direttrice del non Museo e dei rappresentanti del Comitato di Gestione Maca (organo di controllo). In quell’occasione ho evidenziato l’assurdità del loro documento, dagli stessi definito Regolamento Maca (scaricabile dal sito del Comune) e nel quale in nessun punto dello stesso si tiene in considerazione quanto il mondo intero invece applichi. Agli stessi interlocutori ho quantificato i danni (non solo economici) che sono stati arrecati alla comunità in dieci anni di scellerata gestione. Il risultato dell’incontro è stato condizionato dall’uso unilaterale della forza che i governanti temporanei utilizzano con prepotenza e senza soluzione di continuità.
Ad Acri, dove è possibile riconoscere il tipico modello di mala gestione attraverso il quale pupi e pupari della politica hanno fatto carta straccia degli interessi del popolo curando i loro, non c’è un museo. La cosa più grave è quella di non aver compreso che un Museo, per essere tale, deve rappresentare un’essenziale tessera di mosaico che partecipa alla costruzione di una forma di vita democratica. E prima di poter comprendere ciò, bisogna mettere in campo innanzi tutto senso civico e onestà.
Poi, forse, si potrà aspirare ad avere un Museo. E se mai le normali regole di civiltà dovessero raggiungere anche certe menti acresi, sarebbe buono iniziare con un semplice copia/incolla di quanto altri hanno da sempre sperimentato. Non è difficile.
Qui di seguito cosa si intende per Museo ed alcune fondamentali figure atte per il normale funzionamento della struttura e per le quali è necessario, oltre che una comprovata competenza nella sfera museale, il possesso di titoli di studio certificati quali lauree specialistiche, master e quant’altro.
Museo:
in Italia, Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio definisce il Museo come una “struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio” (art. 101).
Organizzazione:
1.  Direttore: è a capo del complesso e ha la responsabilità generale dello stesso in tutti i suoi ambiti di lavoro.
2. Conservatore: ha la responsabilità della conservazione, sicurezza e valorizzazione dei beni del Museo, sceglie come esporli e quali nuovi beni acquisire (nel regolamento acritano c’è invece sottolineato che si riservano l’acquisizione dei manufatti di Silvio Vigliaturo).
3. Curatore: si occupa delle esposizioni temporanee.
4. Catalogatori: collaborano con il conservatore e si occupano di catalogare i beni del Museo, compilare le schede e i cataloghi.
5. Registratore: si occupa dei prestiti delle opere da o verso altri musei, gallerie e/o collezionisti in occasione di mostre temporanee.
6. Responsabile amministrativo e finanziario: è a capo della gestione economica del museo e ha la responsabilità che il denaro sia ben amministrato e che tutte le attività del museo si svolgano secondo la legge.
E poi tante altre figure che forse in Acri sarebbero eccessive ma pur sempre importanti.
Ambito finanziario:
Il denaro necessario arriva al Museo da finanziamenti pubblici, da eventuali sponsor privati, dalla vendita di biglietti, materiali e servizi al pubblico. L’intercettazione dei fondi pubblici è compito che spetta esclusivamente all’Amministrazione Territoriale (comuni, regioni) e non a società private (come invece avviene per il non museo acrese). I servizi possono essere delegati ad una società privata attraverso regolare aggiudicazione di bando pubblico.
Nel frattempo che la politica acritana si renda conto che le regole sono regole e che non possono essere interpretate a piacimento, ad Acri si è da poco costituita un’Associazione per la difesa del Bene Comune. La neo nata organizzazione si sta facendo carico di intraprendere chiarimenti in merito al non museo acrese tramite Procura della Repubblica.
Il nome col quale è stata battezzata la suddetta è ACAM – associazione cittadina anti maca – ed è stato scelto per omaggiare l’immenso mondo fantastico/surreale del Sig. Silvio Vigliaturo. Il mastro vetraio infatti, attraverso l’utilizzo di nomi scritti al contrario quali OESUM (museo) ed OESUM LED ICIMA (amici del museo), ha dato vita ad una nuova corrente artistica.
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