OPINIONI | Allettanti prospettive
di Franco Bifano
Quando si realizzano delle nuove opere nella propria città, in generale, è sempre qualcosa di positivo. L’idea di realizzare quindi il Museo all’Aperto – “ispirato” a quello più prestigioso collocato tra Corso Mazzini e piazza Bilotti a Cosenza – sull’isola pedonale che da Corso Sandro Pertini porta a Piazza Matteotti è di per sé apprezzabile. Scegliere di inaugurarlo in più fasi e in periodo elettorale può essere invece una decisione discutibile, se non addirittura non in linea con le normative. Tuttavia, aldilà di questi aspetti non secondari, qualche riflessione s’impone. È utile arricchire con statue e sculture “mirabolanti” una città che si sta, drammaticamente svuotando? Forse, si pensa di allettare potenziali turisti, che però restano solo sulla carta e quindi non vedremo mai?
Intanto, la comunità invecchia, la città si svuota e le attività chiudono! Ogni anno continuiamo a privarci, senza battere ciglio, delle nostre migliori risorse: i giovani. Non si riesce a mettere in campo uno (dico uno!!) straccio di idea valida per invertire questa tendenza. Da “secoli” manca una visione che consenta un vero rilancio delle ambizioni della città che, comunque, non può prescindere dalla presenza dei giovani. Eppure, restiamo immobili con le quattro frecce accese, mentre loro partono per affrontare percorsi di studi sempre più impegnativi, per poi però rimanere fuori.
Le famiglie vengono così penalizzate due volte: sia quando spendono importanti risorse economiche, che quando si privano di quelle affettive, che restano comunque le più preziose.
Nonostante tutto, le stesse investono per dar loro la possibilità di acquisire nuove competenze e maturare esperienze in un mercato del lavoro sempre più spinto e competitivo.
Ora, una volta adeguatamente formati i nostri ragazzi potrebbero (dovrebbero!) diventare anche un patrimonio per la comunità di appartenenza. Questo di certo accadrebbe se solo avessimo (a tutti i livelli) una classe politica preparata, fatta di amministratori illuminati e lungimiranti capaci di offrire loro delle opportunità. In questo caso potrebbero tornare e mettere a disposizione del territorio e della comunità le competenze acquisite.
Si potrebbe così dar vita ad un circolo virtuoso, nel quale essi stessi diventerebbero occasioni di crescita e di nuove opportunità di lavoro. Invece, nulla! Panta rei, tutto scorre! Inauguriamo così opere su piazze sempre più deserte.
Quali prospettive può avere una città nella quale nascono sempre meno bambini, aumentano gli anziani e i giovani se ne vanno? Chiediamolo a chi verrà a domandarci il voto. Non facciamoci più allettare dal “panem et circenses”. Anche perché ormai il pane scarseggia e gli spettacoli sono di scarsa qualità. Un po’ come quel lugubre Nettuno collocato di recente in piazza Matteotti.
Non dimentichiamoci che corriamo il rischio di diventare una comunità di anziani, lontana dai propri affetti e alla perenne ricerca di introvabili badanti sempre più costose. Saremo, dunque, “persone fragili”, costrette sempre di più a fare conti con servizi fantasma, una sanità pubblica sempre meno adeguata e una sanità privata più efficiente ma non alla portata di tutti.
Sono prospettive molto allettanti. Non vi pare?