di Franco Bifano
Cosi, quanto auspicato nel mio precedente articolo “Se no ora, quando?” (leggi qui) ha trovato di recente riscontro in un atto ufficiale della Regione Calabria. L’ospedale di Acri quindi è stato inserto nella rete COVID.
Questa è certamente una buona notizia non solo per la città, ma anche per i paesi limitrofi e per l’ospedale di Cosenza.
Appena saranno resi operativi i posti disponibili, “l’Annunziata” vedrà ridurre anche lo stress al quale quotidianamente viene oggi sottoposto.
Non è un fatto così scontato che l’istanza di un territorio, per quanto possa essere sacrosanta, venga recepita poi dagli organi preposti, paradossale neanche se riguarda il campo sanitario. D’altra parte, la sanità è da sempre il terreno dove cresce e prospera la mala pianta della “ntrangheta”, quella ancora più subdola dei colletti bianchi. La stessa, dunque, che siede tra i banchi dei consigli Comunali, di quelli Regionali e, finanche, negli apparati delle ASP. Lo dimostra l’ennesima, coraggiosa inchiesta del Procuratore Gratteri.
Ora, considerare come un importante traguardo il buon risultato ottenuto, sarebbe da irresponsabili, oltre che un grave errore.
Questo deve essere invece visto come il primo passo che va nella giusta direzione. L’obiettivo fondamentale infatti – che sia ben chiaro a tutti noi – deve essere quello di rimettere al centro della politica sanitaria la rete di assistenza territoriale. Se c’è una cosa che ormai dovremmo aver imparato è che una filiera sanitaria adeguata è indispensabile per garantire l’assistenza e i servizi necessari ai cittadini. Essa deve essere pervasiva sul territorio con una rete che nasce dal “rilancio” degli ospedali periferici, come il “Beato Angelo” di Acri. Fermarsi, dunque, all’inserimento nella sola rete COVID vuol dire correre il concreto il rischio che, superata la fase acuta della pandemia, tutto possa ritornare come prima. In tal caso saremmo costretti ad affrontare le stesse problematiche pre-Covid che non avevano risparmiato sofferenza, viaggi della speranza e lutti che si sarebbero forse potuti evitare.
Basta quindi vergognose, avvilenti e lunghe attese nei pronto-soccorso, basta alle infinite liste di prenotazione! Basta, soprattutto, al dissanguamento del bilancio regionale ad opera dei comitati di affare che ignobilmente speculano sulla nostra pelle!
A chiunque deciderà di prendere le redini della sanità della nostra Regione, a prescindere dall’opera di risanamento dei conti, dobbiamo far capire fin da subito che l’aria è cambiata, e non tollereremo più quanto è successo in passato. Il primo chiaro segnale in questa direzione è necessario mandarlo tra pochi mesi, quando ci recheremo alle urne. altrimenti sarà tutto vano! Tenetelo bene in mente.
Abbiamo la possibilità di costruire tutti insieme, con un semplice quanto sovversivo segno di matita, la più potente rivoluzione democratica mai fatta nella nostra Regione. Facciamolo, dunque, senza timori o reticenze!