Di PINO CAPALBO
Nella gestione dei rifiuti l’ATO 1 per come configurato sulla base di quanto disposto dall’art. 3 bis c. 1 del decreto legge 138/2011 ha dimostrato di non poter funzionare, dimensioni elefantiache dello stesso composto da 150 comuni, funzionalità inesistente delle Aro che non sono state pensate in modo tale da raggruppare comuni vicinati e omogenei sia per dimensioni che per percentuali di raccolta differenziata e non dotate di effettiva operatività. Si è proceduto, infatti, solo a un raggruppamento di carattere territoriale senza alcun criterio. Così la situazione non è più assolutamente tollerabile! E’ necessaria una modifica della legge regionale n. 14 del 2014 e, conseguentemente, ridefinire gli ambiti di raccolta ottimali per come già anticipato con lettera a firma dello scrivente nel luglio 2017 all’allora Presidente di Regione attribuendo agli stessi Aro maggiori funzioni. L’attuale stato emergenziale è determinato da diversi fattori: il mancato e/o puntuale pagamento da parte dei comuni agli impianti di gestione, con conseguente blocco e/o rallentamenti nei conferimenti, spesso subito anche dai comuni virtuosi come il nostro; pagamenti che sembrerebbero essere rimasti nelle maglie del dissesto, dichiarato dal Comune di Cosenza -comune capofila- nel cui bilancio confluiscono le somme versate dai Comuni dell’Ato 1 e che -a sua volta- nella richiamata qualità dovrebbe fornire tramite l’ATO l’elenco dei comuni morosi ai gestori degli impianti. Ciò al fine di consentire agli stessi la facoltà di sospensione del servizio ai comuni inadempienti, così come peraltro da noi richiesto con lettera del 30.04.2020, rimasta per quanto a nostra conoscenza, senza riscontro alcuno e dunque evitare che i comuni puntuali nei pagamenti subiscano disservizi non imputabili a loro. Il Comune di Acri ha dimostrato senso di responsabilità, ma la responsabilità non può essere solo di alcuni! Oggi, inspiegabilmente, i nostri canuon pieni di indifferenziato sono tornati indietro non potendo conferire. La carenza strutturale degli impianti di trattamento e conferimento, non può essere più un alibi, responsabilmente occorrerebbe valutare l’idea di realizzare eco distretti più piccoli, ovvero mini impianti, in una prospettiva ecologica ampia che consenta di ragionare in un ottica di promozione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile agendo sui nostri stili di vita e èoinvolgendo le comunità anche nelle scelte, attuando una campagna di sensibilizzazione e informazione e così realizzare gli obiettivi dell’agenda BES 2030 (Benessere equo e sostenibile con l’obiettivo di valutare il progresso della società non solo dal punto di vista economico ma anche sociale e ambientale). A ciò si aggiunga la necessità di assumere decisioni indifferibili circa la realizzazione di discariche a servizio degli impianti. Allo stato . attuale, la paralisi del ciclo dei rifiuti è dovuta, infatti, all’impossibilità di conferire gli scarti della lavorazione in discarica con conseguente congestione degli impianti . Si deve pensare a una gestione che ponga in essere una programmazione seria e non finalizzata a gestire l’emergenza che ciclicamente si ripropone con enormi disagi per le comunità e conseguente aggravio di costi per i cittadini, ed in qu.esto la Regione non deve ritenersi deresponsabilizzata, in quanto il passaggio delle funzioni agli Ato e avvenuto senza che negli anni l’Ente Regione realizzasse i necessari impianti. Di conseguenza e opportuno che la Regione continui ad accompagnare gli Ato e supportarli nella realizzazione di tali, ora più che mai, necessari obiettivi.