di Franco Bifano
Deve essere una maledizione o un morbo, forse una “magaria” (per chi crede ancora nelle streghe) ad aver colpito la nostra terra e con essa, naturalmente, i suoi abitanti. Terra, la nostra, baciata da Dio che le ha elargito bellezza a piene mani, offesa e deturpata da uomini miserabili e senza scrupoli.
Ogni anno pensi: tanto peggio di cosi non può andare, che diamine! Adesso che abbiamo toccato il fondo, possiamo solo migliorare. Salvo poi scoprire che c’è sempre qualcuno che riesce a scavare e a trascinarti ancora oltre, sempre più giù. Siamo quelli destinati ad essere la conferma che non c’è mai fine al peggio.
Siamo terra di ndrangheta, di massoneria “deviata”, di politici incapaci quando non corrotti, dell’informazione drogata da sudditanza, interessi, nepotismo e dai leccaculo. Siamo la terra dei fuochi, discarica di privilegiata di fusti pieni di veleno sparso per le montagne o seppellito nei mari, insieme a barche vecchie carrette. Siamo quelli che adorano i funghi e i piatti con i frutti di mare. Siamo i sopravvissuti alla famigerata S.S. 106 e tiriamo avanti con la legge 104, quelli con le delle gallerie costruite con materiale radioattivo. Siamo quelli che se si ammalano hanno una sanità allo sbando, inutilmente commissariata da anni. Quelli con gli ospedali chiusi, ridimensionati, ma che in compenso hanno gli Spoke. Quelli che restano per ore, se non giorni, su una barella del pronto soccorso sperando di essere visitati. o che si liberi un posto. Quelli dei viaggi della speranza. Siamo gli sfaticati dell’assistenzialismo, quelli che per un lavoro emigrano al nord, in Germania, in America nel Mondo. Siamo quelli della fuga del di cervelli, ma con i corpi rimasti ancora tristemente qui. Siamo i giovani che affidano il loro futuro ai vecchi. Siamo quelli dei Comuni in dissesto o sciolti per mafia, dei Sindaci affaristi, padrini o incapaci. Siamo la terra degli sbarchi, quella dei disperati in cerca di futuro. Siamo quelli di Riace, siamo la terra della speranza, quella che offre Domenico Lucano.