SUDditanze

DI FRANCO BIFANO 

L’emergenza certamente non è ancora finita, però le misure adottate cominciano a mandare i primi segnali positivi che lasciano intravedere finalmente il possibile raggiungimento dei risultati sperati.  Non è certo però il caso di rilassarci e abbassare la guardia. Anzi, è proprio questo il tempo di rendere più incisive le azioni difensive intraprese. Insomma, bisogna tenere duro ancora per un po’ e continuare ad utilizzare bene la più efficace arma che abbiamo per contrastare il virus: restare stare a casa!

Tuttavia, vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se il primo focolaio fosse partito dal Sud? Per intenderci da Catania-Messina a salire su per lo stivale. Lo scenario che oggi si sarebbe presentato agli occhi del mondo sarebbe di gran lunga più grave di quello già inquietante di Lombardia-Veneto e Piemonte messe insieme.  Questo, non certo perché la qualità del nostro personale sanitario sia inferiore a quello del Nord, tutt’altro! La catastrofe si sarebbe originata per una serie di motivi nel tempo diventati cronici. nell’ordine: la mancanza di strutture adeguate; la palese disorganizzazione; l’inadeguatezza di chi ricopre ruoli decisionali; la mancanza di posti letto sia in pre-intensiva che in terapia intensiva vera e propria, nonché per la eterna insufficienza numerica di personale medico-infermieristico.

Insomma, l’insieme di tutti questi elementi negativi avrebbero contribuito a realizzare una miscela esplosiva con effetti potenzialmente devastanti e scenari apocalittici.  In altre parole, tuti noi avremmo corso il rischio concreto di venire decimati da un virus che, come abbiamo visto, si diffonde alla velocità della luce.

 In un contesto del genere, non ritengo azzardato immaginare gli effetti che questo avrebbe prodotto nel resto del Paese. Non mi sarei stupito se, ad esempio, per contenere il diffondersi del virus sarebbero state apportate misure di contenimento molto severe. Come il blocco dei voli e magari la costruzione di una barriera stradale tra Napoli e Bari presidiata dall’esercito, per impedire qualsiasi spostamento da Sud a Nord. Insomma, saremmo stati tagliati fuori dal resto d’Italia magari con l’idea di dover salvaguardare il motore produttivo del Paese

Ritenete questa un’ipotesi azzardata? Forse, comunque sarebbe opportuno non sottovalutare il gravissimo pericolo corso perché è chiaro che (al momento!) ci è andata bene. Sarebbe per questo il caso di accendere almeno un cero al giorno, per tutta la durata della pandemia, a San Francesco di Paola e al nostro Sant’Angelo.

Al termine della emergenza avremo imparato qualcosa? Lo spero, ma resto scettico. Eppure dopo questa esperienza non dovrebbero esserci più scuse né attenuanti per non voler voltare finalmente pagina. Forse potremmo non avere un’altra occasione per farlo! Bisogna però incominciare da subito. Come?  Intanto, vigilando con serietà affinché   le ingenti risorse, destinate alle imprese per il loro rilancio, non finiscano in mani sbagliate come teme il dott. Gratteri.

Investendo  nelle qualità delle menti più brillanti che escono dalle nostre Università, creando le condizioni affinché riescano ad esprimere al meglio le proprie potenzialità, senza dover migrare altrove per poterle mettere in atto. Quale occasione migliore per liberare i giovani dalla schiavitù dell’eterno precariato? È forse giunto il momento di utilizzare finalmente il parametro della meritocrazia per designare i responsabili dei settori strategici della sanità e non solo, smettendo di piazzare nei posti strategici il solito galoppino del politico di turno. 

A proposito di politica, non sarebbe il caso che i partiti approfittassero dell’occasione per rinnovarsi completamente, attingendo alle migliori risorse del territorio e non costringendoci a votare sempre la peggiore feccia spacciandola per vino novello!

È vero siamo una regione complicata che vive una realtà complessa e subisce il pesante condizionamento della ‘ndrangheta. Vogliamo per questo restare per sempre genuflessi e continuare a baciare le mani o rialzarci?  Questa drammatica esperienza dell’emergenza Covid19  ci darà spero la possibilità di aprire una nuova fase, una nuova stagione. Toccherà a noi saperla cogliere.  Potrebbe rappresentare una rinascita, una nuova primavera. Sarebbe un peccato mortale farcela sfuggire, magari con la banale scusa di essere allergici al polline