Un torneo di calcio per dire NO al razzismo

di Vincenzo Morrone

Giorno 20 Agosto, presso il campo sportivo antistante l’ospedale, si è tenuto il primo torneo antirazzista di Acri in cui hanno partecipato i rifugiati della struttura “La casa di Abou”. L’idea, nata da alcuni giovani acresi stanchi dell’immobilismo sul territorio e consapevoli della necessità di creare un momento di incontro tra i ragazzi del centro sopraccitato e la cittadinanza. L’obiettivo prefissato è stato quello di stimolare, attraverso il gioco e la condivisione di un pomeriggio all’insegna dei valori dell’antirazzismo e antifascismo, la conoscenza dell’ “altro”, dando un calcio a diffidenza, paure e timori infondati che troppo spesso albergano in ognuno di noi e che costituiscono le fondamenta di quel muro che non permette una sana accoglienza.
Relativamente alla parte giocata, il torneo ha visto la partecipazione di 8 squadre, due delle quali formate dai ragazzi della struttura. Ancora prima del fischio d’inizio i partecipanti al torneo, compresi i giovani rifugiati, hanno dato un segno di civiltà provvedendo, a colpi di zappa, a piccoli lavori di manutenzione sul campo da gioco, su cui erano tangibili i segni dell’incuria.
Le otto squadre, divise in due gironi da 4, non si sono risparmiate: il “The Stones” (formata da alcuni degli ex ospiti del centro) e la squadra dei giovani rifugiati, il “Luigi Branca team” (dal nome di uno degli operatori della “casa di Abou), hanno prevalso nei rispettivi gruppi. In finale hanno dato via ad un grandissimo spettacolo, con la partita che ha trovato degno epilogo nei calci di rigore. A prevalere, infine, è stato proprio il “Luigi Branca team” che ha alzato la curva sotto l’improvvisata curva creata dagli Ultras dell’Acri che non hanno fatto mancare il loro supporto all’intera iniziativa, creando una cornice degna del significato del torneo. Da segnalare, inoltre, la presenza di una squadra femminile, la “Miriam Makeba F.C., che ha onorato l’impegno nonostante la fatica, visto e considerato che molte partecipanti per la prima volta solcavano un campo da gioco, riuscendo anche a racimolare un punto.
L’iniziativa ha riscosso un enorme successo con la presenza di numerose famiglie e bambini e di due volontari dell’Aspa, lasciando, in ognuno dei partecipanti, rispetto per l’ “altro”. Gli slogan dell’iniziativa, infatti, stampati anche su degli striscioni grazie al contributo degli Ultras, recitavano “Ama il calcio, odia il razzismo” e “Siamo tutti figli di Annibale” (riprendendo una famosa canzone degli Almamegretta) a voler sottolineare, ancora una volta, che il concetto di eguaglianza supera qualsiasi confine geografico.
Dal profondo sud dell’Italia, uno sguardo ed un abbraccio solidale ai vari sud del mondo, troppo spesso demonizzati dai vari Salvini di turno.
Ringraziamo tutt* i/le partecipant*, i/le tifos*, gli arbitri e, soprattutto, gli operatori del centro che hanno contribuito a questo giorno di festa.
“…emancipate yourselves from mental slavery…”