ACRI – La straordinaria cavalcata di Fabio Curto al talent “The voice of Italy” suscita passioni ed entusiasmi che travalicano sensibilità e confini. Tra i primi a intuire il potenziale di questo ragazzo, i Facchinetti, Francesco e Roby. Quest’ultimo, in particolare, non ha mai nascosto il suo trasporto verso Fabio, «il primo a entrare nella nostra squadra e l’ultimo che ne esce».
Roby, in queste settimane ha avuto modo di seguire e conoscere meglio Fabio Curto. Quale consiglio si sentirebbe di dargli? Quali i punti di forza su cui far leva per raggiungere il traguardo mercoledì sera?
«L’unico consiglio che continuo a dargli da giorni è quello di essere sé stesso: il suo successo sta in questo. La gente ha capito che lui è un artista vero, non è solo uno che canta bene. Di Fabio arriva la sua storia, l’uomo, la sua sensibilità. Per queste sue qualità ha emozionato tutti. Noi ci siamo solo limitati a metterlo nelle migliori condizioni affinché si esprimesse al meglio».
Nell’immaginario collettivo sono rimasti i suoi occhi lucidi, mercoledì sera, durante l’interpretazione che Fabio ha dato di “Emozioni” di Lucio Battisti. Ciò che colpisce è che un artista navigato come lei abbia potuto commuoversi ascoltando un pezzo di cui esistono svariate versioni, di un classico della musica italiana. Fabio è stato così bravo, in quel momento, a renderlo unico?
«Sì, ho pianto in diretta televisiva e non me ne vergogno. Del resto altri amici mi hanno confidato che in molti altri lo hanno fatto. Quella interpretazione di Fabio era un concentrato straordinario di emozioni. In quella esibizione venivano espressi tutti i valori che la vicenda esistenziale di Fabio si porta dietro. La vita con lui non è stata generosa, ma The Voice ora sta rimediando. Con “Emozioni” credo che Fabio Curto abbia toccato la punta massima, in quella interpretazione c’era una grande forza comunicativa. A The Voice ci sono grandi voci, ma per essere artisti occorre altro. Fabio è l’artista più artista di The Voice».
Mi dà lo spunto per la prossima domanda. The Voice è un contesto fortemente competitivo. Per emergere basta il talento, sia pure cristallino, o è altrettanto decisivo un carattere temprato, che ti permetta di gestire le pressioni che ti piovono addosso?
«Fabio è un guerriero, sa quello che vuole e ha un grandissimo carattere. Tutto questo è vitale per affrontare sfide come questa. Il mio sogno è che Fabio vinca, perché è un esempio per tutti. Pensa, ha già molti fan club. La gente oggi ha bisogno di esempi puliti, di persone come lui e merita la vittoria».
Appena incontrato Fabio, a caldo, gli ha ricordato di aver suonato con i Pooh per ben due volte ad Acri. Certo, una bella memoria per chi ha affrontato migliaia di date in mille posti diversi. Cosa ricorda di questa città?
«In particolare l’ultimo concerto, all’Anfiteatro. Un bagno di folla, in una serata bellissima e un contesto indimenticabile. A proposito dei Pooh… Il prossimo anno festeggeremo i cinquant’anni del gruppo. Stiamo allestendo il più grande spettacolo di questa storia straordinaria, che porteremo in giro per l’Italia. Succederà di tutto, ma ora non posso anticipare nulla, anche perché ci stiamo ancora lavorando».
Sarete ancora in tre o c’è la possibilità di una ricomposizione del quartetto con Stefano D’Orazio?
«Non posso anticiparti nulla, ma ti posso dire che ci saranno delle sorprese».
Intanto c’è attesa per la finale di The Voice prevista per mercoledi 27 maggio.
PIERO CIRINO – Il Quotidiano del sud